a cura di Anna Antolisei
Avete mai conosciuto un aforista? Bene, dalla A alla Z corrisponde a tutti i difetti (che diventano pregi se usati con parsimonia) definiti nella lingua italiana.
A come arrogante; B come battagliero; C come caustico; D come didascalico; E come elitario; F come feroce; G come guardingo; ACCA come accanito; I come… beh, per la I è bene soffermarsi in quanto alla I per l’aforista non si può che pronunciare l’aggettivo “intelligente”.
Perché senza quella scintilla di Q.I. le parole che si rincorrono in una frase non hanno niente a che vedere con l’aforisma, con buona pace di chi è convinto di profondere perle di saggezza, del tutto banali.
Così, condannata alla lettura di “Pitigrilli, un aforista in ombra” ho dovuto arrendermi: alla naturale avversione per l’autore di cui conoscevo superficialmente alcuni scritti e di cui avevo ben chiara la sua diatriba con Amalia Guglielminetti, nonché il suo maschilismo crudele, sono stata costretta a lasciare posto a una diversa opinione.
“In ombra” troneggia nel titolo: aggiungerei “esteriore” perché l’impressione generale è che la luminosità/chiarezza interiore – da sempre motivo conduttore del suo essere – siano rimaste in certi spazi dell’inconscio collettivo, tanto da essere citate e riprese da intellettuali del calibro di Eco ecc.
Certo, fosse stato un po’ meno arrogante, battagliero, critico ecc. avrebbe trovato nemici meno potenti e insidiosi: però non è quello che ha sempre desiderato in modo quasi ossessivo? Forse anche troppo.
Fustigare la mediocrità, portare alla luce le meschinerie altrui, gettare ombra sulla radiosità di personaggi fatui… deve essere stato un divertimento assicurato, un sentirsi al di sopra di tutti, in una per lo meno vana speranza di farsi riconoscere “illuminato” cioè “unto”, benedetto da quella Entità che lo ha reso così dotato dalla nascita.
Deve avere preso troppo alla lettera “e Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza”!
E se Prometeo ha portato il fuoco sulla terra suscitando l’ira di Zeus, Pitigrilli ha certamente ustionato l’ego di molte, troppe persone ottenendo per castigo il silenzio, situazione che deve avergli “roso il fegato” parecchio, in un primo tempo!
Poi il passaggio attraverso l’esoterismo per giungere a un cattolicesimo vissuto profondamente gli ha forse concesso il distacco dall’esigenza di dover apparire, lasciandogli tempo e spazio per una vita interiore meno caotica.
Adesso veniamo alla curatrice di questo volume: Anna Antolisei.
Quando nel 2008 mi ha proposto di usare Il Mondo delle Idee come contenitore del Premio “Torino in sintesi” ho aderito con entusiasmo: mi sembrava una “idea” decisamente vincente e i miei 10 aforismi scritti in tempi non sospetti mi davano il consenso per far parte del comitato promotore.
In questi anni Anna ha dedicato all’argomento molto tempo (e non aggiungiamo denaro per una questione di eleganza) lavorando sugli scritti altrui e in parallelo scrivendo romanzi gialli di notevole successo, nonché dirigendo la rivista letteraria on-line “il Giornalaccio” ecc. ecc.
Il perché di questa svolta letteraria è ciò che più mi ha affascinato: l’impegno nel portare luce dove il grigiore della critica contemporanea ha messo al bando testi degni di tutto rispetto è una connotazione tipica dell’autrice.
La sua militanza contro la censura e la componente battagliera a favore delle minoranze risale a decenni e non si è certo affievolita con il passare degli anni.
Perché Pitigrilli?
Perché Pitigrilli è il caso tipico di una persona che pur essendo vissuto gran parte della vita nel culto di se stesso risulta impregnato di quella autoironia che lo ha reso affascinante per chi conosce il valore della libertà di pensiero; esecrabile per chi non accetta la critica e nello specchio non è capace di vedere i propri limiti.
Musica angelica alle orecchie dell’Antolisei…
Se le antipatie di chi detiene il potere in qualsiasi campo (e che di fronte all’altrui genialità multiforme ha provato quel “tenero sentimento” che è l’invidia) non sono state una possibile matrice per un riconoscimento pari alla consistenza della sua opera omnia, ci ha pensato lei: giustizia doveva essere fatta e, come le sue matrici familiari attestano, esiste un codice d’onore, non solo quello penale!
Così ci ha consegnato un testo attraverso il quale noi stessi possiamo provare una varietà di sentimenti non comuni: dall’irritazione in presenza di certe asserzioni sul femminile, al puro divertimento in presenza delle esternazioni sui potenti dell’epoca.
Sono aforismi ovviamente senza età: possiamo applicare al quotidiano ogni pagina di questo testo, dove il senso del ridicolo ne è il motivo conduttore e dove gli stimoli per un’autocritica sono ordinatamente disposti dalla curatrice, ricordandoci che ciò che resta di ognuno di noi non è per tutti un unicum.
Sulla copertina Anna ha voluto troneggiasse una foto del nostro eroe con un cane in braccio: animalista ante litteram come si conviene a una persona evoluta che conosce l’importanza del rispetto per la Natura e per i suoi figli indifesi.
Segue un graffiante scritto autografo “Non datemi consigli. So sbagliare da me”: troppo poche parole per definire grafologicamente il carattere, ma sufficienti per nutrire qualche perplessità sulla profondità della sua ars amatoria.
Infatti non era forse Casanova famoso per la rapidità con cui cambiava partner in un esasperante (per le vittime) gioco di specchi?
E non fu Narciso che “Innamorossi dell’ombra sua” e trovò la morte volendo congiungersi alla sua immagine riflessa nello stagno?
Il silenzio ha avvolto il personaggio mentre era in vita, mentre la sua opera ha continuato a vivere pur nell’ombra: con i tempi necessari e lo “zampino” della Antolisei è riemersa questa raccolta di aforismi brillando di luce propria senza la possibilità di essere dimenticata o minimizzata.
Chicca Morone