Umanità, l’opinione di Chicca Morone

Mezzanotte, l’ora delle streghe, tra martedì grasso e mercoledì delle Ceneri di un Anno Santo ho pensato bene di venire a vedere con i miei occhi fatti di materia cosa succedeva in questo mondo. Non che in questi “pochi” anni mi sia fatta un’idea ben definita della reale situazione delle Leggi che lo governino: è tutto così fluttuante da apparirmi come un enorme sogno in cui tutti cerchiamo di recitare la nostra parte su copioni di opere assolutamente inconciliabili.
Forse dipende dal fatto che spesso sbagliamo colleghi e saliamo su un palco a cui diamo importanza, mentre la nostra vera natura, quella che conosciamo poco perché ne vediamo gli aspetti negativi senza capire che esiste il perfetto equilibrio più addentro ci immergiamo in noi stesse, non trova la giusta espressione nell’ambiente circostante.
La benedizione è arrivata lo scorso 21 febbraio 2020, data scelta come inizio della cosiddetta “pandemia”. Una vera benedizione perché ci ha scardinato completamente dalle nostre abitudini, dalle nostre certezze, dai nostri “apparire”: ci ha chiusi in casa per diversi mesi, ci ha permesso di trascorrere qualche giorno di vacanza estiva (sempre sotto minaccia di cataclismi in arrivo), ha iniziato nuovamente a infierire su di noi e ci ha dimostrato quanto poco ci siano persone in grado di ragionare con la propria testa, asserviti alle immagini che televisioni e giornali ci propinano.
È così che si è realizzato il piano invisibile del “Divide et impera” mirato a creare disarmonia e tensioni ovunque, senza motivo, semplicemente fomentando odio e rancori. “Non porti la mascherina? Untrice” quando è accertato che non è la mascherina a proteggere dal virus che, come tutti gli altri virus, ha avuto il suo decorso e ormai ha una carica virale bassissima, estinguibile facilmente se immediatamente fermata da quei farmaci che tanto piacciono ai loro produttori.
Ma il sublime arriva con il vaccino, un farmaco sperimentale di cui siamo cavie consenzienti e che adesso sarà testato sui bambini dopo l’anno di vita. Un vaccino che implica sempre l’uso delle mascherine del distanziamento ecc. ecc. Un vaccino la cui durata non passa oltre l’anno e che abbisogna di richiami. Un vaccino che non rende immuni, ma che innesca una caccia alle streghe verso chi non vuole o non può sottoporsi a un trattamento del genere. E ci siamo risparmiati la primula sugli abiti… che tanto avrebbe ricordato la stella gialla ebraica degli anni Quaranta: a questo proposito vorrei ricordare che a Norimberga sono stati giustiziati i “ricercatori” della pura razza ariana, quelli che hanno somministrato sostanze chimiche sperimentali su persone non consenzienti, un concetto molto vicino all’obbligo del passaporto sanitario.
Ma siamo completamente rincretiniti o qualcuno (e tanti, mi risulta seppure in silenzio) ha iniziato a porsi qualche domanda. “Cui prodest”?
Siamo prigionieri di una élite che pensa solo ai propri vantaggi e che possedendo tentacoli ovunque ci fa recitare in uno scenario di cartapesta (carta stampate e non), volatilizzabile in breve tempo se le coscienze si risvegliassero dal torpore.
Finché non ci risponderanno al perché:
1. nel marzo 2020 sono state “sconsigliate” le autopsie;
2. i cadaveri sono stati bruciati;
3. l’informazione è stata ed è ancora totalmente priva di dati certi: quanti morti realmente di Covid e quanti di altra malattia, incidenti ecc.?;
4. non vengono usate terapie come quella del plasma iperimmune del dottor Di Donno di Mantova;
5. in televisione compaiono solo personaggi come il professor Massimo Galli, sbugiardato nelle 24 ore dal proprio ospedale e premi Nobel per la medicina vengono oscurati o ridicolizzati;
non siamo tenuti a credere loro: anzi, dobbiamo diffidare alla grande.
Posseggono un potere enorme basato sull’economia e la finanza, ma non posseggono il sentimento unica via di salvezza: l’Amore. Amore per la vita, per il proprio lavoro, per il prossimo, per la libertà… e soprattutto Amore per il divino, quella parte di noi senza la quale viaggiamo come automi, semplici corpi destinati a dissolversi senza aver compiuto il proprio destino qui sulla terra. Mi piacerebbe aver finito il mio percorso terreno e non dover tornare a riparare ai danni compiuti, ma qualora capitasse, cercherò di scegliere un periodo un po’ meno conflittuale in cui trovare umani più… umani!

Pubblicato il 1 marzo 2020 su Odissea:
https://libertariam.blogspot.com/2021/03/lopinione-umanita-di-chicca-morone.html?fbclid=IwAR2pUifqs9ZAlsUBpu4jHF4WlKE8L8BUG1cv0HD9hz8Rys5K3D2cP-tD8Hs

Chicca Morone intervista il Prof. Lino Grandi

“Discorsiva, complessa e affettiva”: con questi tre aggettivi “Lino” definisce la propria scrittura, cioè la propria vita interiore. Una vita non accessibile all’Altro, una vita in cui, ovviamente, l’Io si esprime nella sua integrità con simboli che diventano segni sulla carta. Un ritratto perfetto di chi ha elaborato l’intreccio di intelligenza, volontà e sentimento non apoditticamente, mai banale e attento alle sottigliezze.

Da molti anni è cittadino di quella Torino molto particolare che ha dato vita a iniziative in seguito raccolte non soltanto a livello nazionale, dal cinema alla moda, all’automobile. Torino, la prima capitale d’Italia.

Il professore Lino Graziano Grandi, un sabaudo di tutto rispetto, pioniere di quella psicologia adleriana ancora non troppo conosciuta qui in Italia negli anni Ottanta, è fondatore dell’Istituto di Psicologia Individuale di cui oggi è presidente onorario.

Già presidente della Società Italiana di Psicologia e Religione, Perito della Sacra Rota e del Tribunale Ecclesiastico Piemontese, è direttore scientifico della rivista nazionale “Il Sagittario”.

Chicca Morone: 18 dicembre, la sua data di nascita, cade sotto il segno del Sagittario: la sua rivista letteraria ha proprio questo titolo…

Lino Grandi: Una forte attinenza affettiva potrebbe averla, ma in realtà più che l’aspetto del segno zodiacale è l’immagine della freccia lanciata nel futuro, elemento che tiene conto del passato, anche remoto, ma che è proiettato in un futuro di speranza, speranza di cui in questo periodo sentiamo forte il bisogno.

C.M.: Centauro che scaglia la freccia indicando il percorso?

L.G.: Chirone, non tanto come guaritore ferito, ma come saggio che trasmette non nozionisticamente, ma coscientemente con la riflessione e l’elaborazione i propri principi, il proprio pensiero.

C.M.: Mezzo animale e mezzo uomo: oggi quanto l’istintualità – rappresentata dal cavallo – è vissuta come problematica?

L.G.: L’aspetto dell’istintualità è stato per millenni castrato da un’impostazione che potremmo far risalire in parte all’ebraismo e in particolare al pensiero cristiano che ha colmato la cultura per secoli da parte di San Paolo. Un discorso non in linea con la visione del Cristo più aperta nei confronti del corpo e delle espressioni corporali.

San Paolo fa una distinzione netta tra la parte più valida ed elevata che è lo spirito e la parte più bassa che lo spinge verso il corpo. I maligni dicono che questa diversificazione fosse legata alla sua non proprio prestante presenza fisica, oltretutto colpita da eczemi.

C.M.: L’istinto oggi è tenuto molto nella zona d’ombra?

L.G.: L’aspetto istintuale è una parte molto importante del pensiero psicanalitico e per me soprattutto perché ho mosso i primi passi particolarmente centrato sul mondo intrapsichico. Negli anni Ottanta ho portato l’attenzione di quanto sia importante l’esigenza di mettere in relazione l’intrapsichico con l’etero psichico perché non si può non considerare ciò che accade nella globalità della persona, scoprendo le zone d’ombra che ognuno di noi ha.

Viviamo in un periodo molto particolare perché, se da una parte l’istintualità è molto sollecitata, nello stesso tempo è castrata.

Mai avute tante lamentele come da 5/6 anni a questa parte di giovani coppie con una considerevole riduzione dell’attenzione di un sesso verso l’altro. Forse è legata all’individualismo imperante oggi, agli aspetti narcisistici coltivati attualmente. Poi è diffuso il timore di non essere sufficientemente prestazionali. In realtà bisognerebbe rivolgere una certa attenzione a questa problematica.

C.M.: San Paolo sostituisce la parola “errore” che prevede una sperimentazione con “peccato” che implica giudizio…

L.G.: Peccato è in relazione con l’errore ed errare ci riporta al camminare: si tratta di vedere se questo tipo di cammino segue, come insegna la psicologia individuale, un teleologismo, cioè un andare avanti, un progredire – e torniamo al Sagittario – ordinato e proiettato verso l’espressione delle parti migliori di noi.

C.M.: Oppure…

L.G.: Oppure se ci porta verso un qualcosa che può essere introdotto nel nostro psicologismo dalle sovrastrutture che dominano in questo periodo la pseudo cultura attuale: mi dispiace ma vivo l’attuale livello culturale nell’Occidente come un degrado, paragonabile al basso impero, quello che precedette l’arrivo dei barbari.

C.M.: Dove trovare stimoli per risollevare le nostre carenze?

L.G.: Anche nel Vangelo… Prendiamo la parabola del paralitico che urla per le strade di Gerusalemme mentre i discepoli di Gesù cercano di farlo tacere. Lui si avvicina e gli rivolge una domanda cristallina “Vuoi tu guarire?”. Quante sono le persone che vanno in psicoterapia per poter dire di aver fatto un percorso simile, ma in realtà hanno fatto scelte superficiali, in base alla moda, a una presunta fama? La volontà di guarire inizia già dalla scelta del terapeuta.

Quel “Vuoi tu guarire” significa “Se ti guarisco, poi ti alzi e non ti risparmi la fatica di vivere: adesso hai la carità del tempio, tiri avanti, hai il diritto di lamentarti. Quanto hai voglia di prendere in mano la tua vita e affrontarla nella realtà?” Adler diceva che non lo preoccupava la gravità del malato, ma piuttosto lo scoraggiamento del soggetto, quanto il soggetto avesse o meno profondamente voglia di guarire.

C.M.: “Vuoi tu guarire” potrebbe sottintendere “Se ti tolgo la causa della malattia senza che tu percorra il faticoso cammino, non ti sarebbe utile”

L.G.: Sì, lo trovo nelle persone che vengono da me e con le quali camminiamo insieme. Molte volte devono essere alfabetizzate a lavorare su di sé, perché a loro sfugge un concetto che per me è alla base della crescita personale: “Io non ho il diritto di star bene, ho il dovere di stare bene, ho il dovere di spendere bene le mie giornate”.

C.M.: Amore e Psiche a una prima lettura indica le dinamiche familiari: quanto queste incidono come problematiche presenti fra i suoi pazienti?

L.G.: In una coppia c’è l’incontro di due stili di vita che hanno un vissuto con modelli di vita acquisiti nei primi anni differenti.

“Moglie e buoi dei paesi tuoi” stava a indicare che essendo dello stesso sostrato etnico, ci fosse similitudine, punti di riferimento che potevano incontrarsi e armonizzarsi. C’è il momento dell’innamoramento, poi arriva l’amore, lo star bene insieme, poi il volersi bene e via via col tempo. Sono due mondi diversi che si incontrano: anche in quelli che hanno avuto indicazioni simili – oggi sempre più difficile – ci sono le differenze nell’acquisizione di modelli (che si formano nei primi 6/8 anni di vita); poi noi cambiamo perché entriamo in una realtà dinamica per cui ciò che ho incontrato non è detto che abbia prodotto dei cambiamenti adeguamenti, una visione più efficace nel considerare la realtà esterna. E poi difficilmente due persone camminano con la stessa velocità, hanno le stesse modalità di vedere e di comprendere gli accadimenti.

C.M.: Venere e Psiche, rapporti fra nuora e suocera?

L.G.: Forse oggi c’è una maggior comprensione verso la giovane sposa nel portare avanti la vita attuale, però sembrerebbe un incremento di disponibilità più apparente che reale. L’archetipo millenario della mamma col figlio maschio, che è un suo possesso, è dominante, anche se razionalmente la suocera stessa tende a non accettarlo: nel profondo dell’inconscio però qualcosa gioca. E poi cambia molto da regione a regione…

C.M.: COVID e terrorismo mediatico…

L.G.: Pericolosissimo. Sono durissimo e molto critico. Verso gli amministratori sia locali sia nazionali: una vergognosa incompetenza. Va bene affrontare il dramma sanitario, va bene e speriamo presto che venga affrontato il dramma economico, ma già sei mesi fa ho predetto che saremmo andati incontro a un pericoloso incremento di patologie per motivi d’ansia, attacchi di panico, fobie, nevrosi, insonnie, tachicardie. Quando verrà meno l’impegno a tenerci in piedi, perché potremo rilassarci, dalla memoria del corpo emergerà il vissuto, riempiendoci di questi inquilini.

C.M.: Ma le società farmaceutiche saranno pronte a sostenerci…

L.G.: Domandiamoci allora che significato ha un terrorismo mediatico di questa entità. Ne parlo, ma in generale, esponendo questi dubbi, rischiamo di uscire da quel falso storico che è il “political correct”. Ho apprezzato moltissimo quei 150 intellettuali americani che hanno fatto un manifesto contro la dittatura del political, che vuol dire il falso, ciò che non puoi dire. È la distruzione del tessuto sociale che si accompagna con il “tutto e subito”.

C.M.: Tutto e subito?

L.G.: È il frutto del pragmatismo americano: introdotto da Dewey, un pensiero raffinatissimo che nasceva da una conoscenza filosofica con radici addirittura nei presocratici. Da non confondere con quello deteriore di chi non ha il concetto dell’elaborazione profonda delle situazioni. Ricordo di aver spiegato, con una certa ironia, a una signora con pretese di risultati immediati, quanti mesi erano necessari a una creatura per formarsi e venire al mondo. Dove si può accelerare, ben venga la velocizzazione, ma diventarne dipendenti col rischio di trascurarne troppe parti, non è salutare.

C.M.: Depressione e aggressività, le due reazioni presenti in questo periodo.

L.G.: L’aggressività è quasi sempre espressione di impotenza di fondo: se la persona è forte ha una sicurezza di base (ed è uno dei lavori della psicanalisi), un’adeguata fiducia in se stessa – non presunzione – raggiunge quell’equilibrio che impedisce raramente l’espressione di forme di aggressività, tanto meno diventa offensivo. L’aggressività può essere curata da un adeguato sostegno dell’io, cosa non facile perché si fa attraverso azioni concettuali, ma anche attraverso esercizi mirati.

C.M.: Tra i suoi pazienti trova più persone con problemi di aggressività o depressione?

L.G.: Dipende dai presupposti iniziali del soggetto. Chi portava in sé fattori di energia male indirizzata si è diretto verso l’aggressività; chi aveva già qualche deficit energetico è andato verso la depressione, una depressione reattiva, non endogena, data dai fatti. Dal dilagare della modalità angosciante usata dai mass media ci troviamo come nel dopoguerra. Allora eravamo distrutti, ma con la speranza della ricostruzione; oggi no. Oggi siamo stati colpiti dal messaggio che non ci possa essere un futuro adeguato. La fiducia nel domani mette in moto delle forme di energia: se massacro la speranza, mi chiudo in un inferno che diventa un inferno di vita perché mi abituo a vedere quasi esclusivamente ciò che non va nelle situazioni.

C.M.: È il distanziamento sociale o la mascherina, il nostro nemico più pericoloso?

L.G.: Il distanziamento. L’uomo è relazione, ha bisogno del contatto di trovarsi con amici, di comunicare, di confrontarsi.

C.M.: E nei giovani?

L.G.: Non a caso hanno reagito con momenti di pseudo libertà di nascosto, con grande avvicinamento. Sabato pomeriggio in piazza Vittorio erano uno addosso all’altro, senza mascherina. La ribellione è già una caratteristica dell’adolescenza, ma dopo un anno di repressione il minimo è capirli, non approvarli, ma capirli.

C.M.: La maschera ha creato un mondo parallelo…

L.G.: In analisi ha creato danni enormi. Ognuno si esprime non solo con la voce, ma con lo sguardo, con il sorriso, con la postura ecc. per cui questa censura ha eliminato il linguaggio del corpo e specialmente del viso. L’aspetto che questa situazione ha danneggiato maggiormente è la possibilità di vedere la reazione nell’espressione dell’altro: non parliamo poi della seduta attraverso il video, dove non si percepiscono le mille sfumature che in presenza un analista può cogliere.

C.M.: Perché non sono stati intervistati, anzi sono stati ridicolizzati, premi Nobel come i professori Montagner, Tarro e altri ricercatori come Montanari?

L.G.: Come mai i giornalisti invece di andare a cercare i veri nomi ci hanno martellato con personaggi assai discutibili? Forse perché i veri nomi sanno penetrare il problema con quella efficacia che non sempre l’intervistatore desidera. Lei conosce la “Teoria dei sospetti, con le idee di Freud, Nietzsche e Schopenhauer”? Ci sono bravi medici, ma sono stati interpellati solo pochi virologi. Spesso vedo intervistate non persone di maggior prestigio scientifico, ma quelle di maggior conoscenze in ambito di comunicazione… Qualche ragione c’è.

C.M.: La ruota degli eventi è fatta girare da SERPENTE, MAIALE e GALLO: quale il più fastidioso?

L.G.: Vanità. Tipica della persona invidiosa. Invece di osservare il proprio valore e quanto può migliorare, l’invidioso gioisce di mostrare agli altri quanto poco vale l’altro. Anche il serpente nell’Eden tocca la vanità, ma qui interviene il concetto della conoscenza. Ogni volta che l’uomo si è avviato sulla strada della conoscenza è stato punito dagli dei. Dalla Torre di Babele, a Prometeo, all’Ulisse di Dante, la conoscenza viene vista come pericolosa, persino dall’inquisitore ne “Il nome della rosa”.

Per quanto mi riguarda sono sicuro che con la conoscenza non diventeremo mai gregge, per cui non ci porteranno dove vogliono. Tutto ciò è molto importante.

Articolo pubblicato il 28/03/2021 Civico20News:
https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=40905&fbclid=IwAR209WaEjF-ei8jamYVB-vTMaocUzaG9jX4wcrqcuF9OUN12SLbK0-qu8wg

Chicca Morone intervista il Prof. Alessandro Meluzzi

“Astri inclinant, non necessitant” e se esiste un minimo fondamento in questa affermazione, si potrebbe intravvedere in questo professore – dalla tumultuosa vita – il senso di Giustizia determinato dall’appartenenza al segno zodiacale della Bilancia.

Sfortunatamente questo periodo storico non è proprio il migliore per esprimere il proprio sostrato animico, o, a scelta, è proprio l’occasione per far emergere con tutto il vigore le caratteristiche che abbiamo in potenza e che sono soffocate continuamente da una situazione globale assai difficile.

In ogni caso, le battaglie che Alessandro Meluzzi ha combattuto e continua a combattere sono le stesse che molti di noi, in modo diverso e luoghi simili, affrontano quotidianamente: chi ha dentro di sé il concetto di libertà può anche adattarsi a mostrarsi condiscendente, ma non farà mai parte del gregge, immunizzato contro il peggior morbo: la paura!

Chicca Morone: NARCISISMO: SENZA CONSAPEVOLEZZA DELL’ALTRO NON SI DIVENTA UOMINI…

Alessandro Meluzzi: La relazione IO/TU è una relazione fondativa, direi ontologica dell’umano nel senso che, senza relazione interumana, non c’è neanche l’IO: come spiega Martin Buber nei suoi discorsi sulla intersoggettività, quando il bambino nasce non ha contorni distinti del proprio SÉ corporeo; poi va formandosi progressivamente un IO cosciente; poi riconosce lo sguardo della madre e, poi, sviluppa le alterità, cioè il lui, il lei… cioè la terza persona singolare; ma il “tu”, un altro da me a cui riconosco la stessa autonomia la stessa libertà, la mia stessa autorevolezza, è un passaggio fondamentale dell’umano; per cui quando viene meno il rapporto IO/TU, come avviene in questo isolamento che non è soltanto fisico, ma è anche sociale, psicologico e profondo il problema non è da sottovalutare. Il distanziamento ha prodotto solipsismo autistico che annienta le funzioni dell’IO, non soltanto quello delle relazioni: ha quindi un aspetto devastante.

Il narcisismo non diventa una forma espansiva dell’IO, ma diventa un annichilimento, una forma di collasso del te, con tutto quello che può recare con sé la malattia, quindi suicidio, depressione, psicosi.

C.M.: TERRORISMO MEDIATICO HA INFLUITO A 360°: DOVE MAGGIORMENTE?

A.M.: È servito principalmente come “istrumentum regis”, per farci passare a un ordine poliziesco della vita e del mondo. Credo che sulla base di una proporzione ragionevole nel rapporto costi benefici, che in medicina c’è sempre stato, una malattia di cui muore dallo 0,1 allo 0,3% di ammalati, non avrebbe mai giustificato nella storia dell’umanità – dalla peste descritta da Tucidide a oggi – un cambiamento radicale che comprometta la società di questo tipo. Quindi è evidente che il problema non è prevalentemente sanitario.

C.M.: NASCITE CALATE: ABBIAMO PERSO IL 3,8% DELLA POPOLAZIONE…

A.M.: Sì, sono calate perché viene meno la speranza, la fiducia, la scommessa sull’esistenza, la vitalità; non stupisce che i giovani non si consolino stando in casa e facendo figli. In realtà quella che è venuta meno è stata l’accoglienza della libido, del desiderio dell’incontro, quanto di più negativo si possa immaginare.

C.M.: RELIGIONE. ACCETTABILE CHE UN VACCINO SIA COMPOSTO CON FETI ABORTITI?

A.M.: Purtroppo è un argomento su cui non posso esprimere il mio parere perché sono stato sentito dall’ordine dei medici in relazione ai richiami ricevuti in materia di vaccini: i vaccini sono argomento di cui non posso parlare più, se voglio continuare a lavorare; visto che non posso permettermi di non lavorare. Il video fatto con Diego Fusaro su questo argomento è stato cancellato da Youtube. Purtroppo non c’è più un grado di libertà tale da poter parlare di vaccini. Mi astengo quindi dal farlo. Posso però commentare le affermazioni di Bergoglio e del Vaticano quando dice che il problema non si pone neppure.

C.M.: COME SI PUÒ FARE?

A.M.: Non lo so. Da religioso direi pregare, perché il potere che ci sovrasta è talmente grande e potente che strumenti ordinari, politici o di comunicazione, temo proprio siano inutili.

C.M.: IL NULLA?

A.M.: Non vedo nessuna linea di resistenza da nessuna parte.

C.M.: CI SONO STATE MANIFESTAZIONI A LONDRA, PARIGI, BERLINO, MILANO…

A.M. Credo che anche in queste città ci sia un allineamento uguale. Il potere che ci sta guidando in questo momento è talmente ben organizzato, potente e viene da così lontano che non credo sia possibile fare niente.

C.M.: LE MANIFESTAZIONI ESISTONO, MA IL TUTTO È OSCURATO DAI MEDIA…

A.M.: Veramente non ne vedo. Da sessantottino non avrei mai immaginato che l’umanità avrebbe subito questo regime in maniera così docile. Evidentemente è stato tutto ben strutturato.

C.M.: L’ETÀ HA INCIDENZA SULLA REAZIONE PSICOLOGICA ALLA MALATTIA?

A.M.: Quale malattia? Il giovane come in tutte le cose reagisce con maggiore vitalità e un certo conformismo, il “diversamente giovane” avrà più paura, ma qualcuno mostra delle vie di resistenza che molti giovani non hanno.

C.M.: IL FATTORE CULTURALE HA INCIDENZA SULL’AFFRONTARE LOCKDOWN?

A.M.: Sicuramente, ma in quanto senso critico, non c’è differenza tra acculturati e meno. Il conformismo sembra coinvolgere proprio tutti.

C.M.: ABBRACCIARSI SPESSO, ALMENO PER 20 SECONDI PRODUCE: L’ABBASSAMENTO DEL LIVELLO DI CORTISOLO, L’ORMONE DELLO STRESS; L’AUMENTO DEL LIVELLO DI OSSITOCINA, ORMONE DELL’AMORE; L’AUMENTO DEL LIVELLO DELLA DOPAMINA, NEUROTRASMETTITORE DEL PIACERE; LO STIMOLO DELLA PRODUZIONE DI EMOGLOBINA, CHE TRASPORTA L’OSSIGENO AI TESSUTI ECC.

A.M.: L’abbraccio è un momento di conforto, sicuramente. Gli esseri umani hanno bisogno di contatto, di relazione, di vicinanza, di continuità, di tenerezza, di affetto, di amori in ultima istanza. Quando questo, per un attimo, viene ripristinato, ci sentiamo tutti più consolati, anche se siamo angosciati, ansiosi, spaventati. Sarà poi difficile dosare la dopamina, l’ossitocina o gli anticorpi: certamente abbracciarsi, baciarsi ha sempre fatto bene all’umanità.

C.M.: IL FENOMENO DELL’ON-LINE BRAIN COLPISCE IL LOBO FRONTALE, SEDE DELLA DECISIONE, DELLA STRATEGIA: DIVENTA ATROFICO E PERDE NEURONI IN MODO IRREVERSIBILE. L’ASSOTTIGLIAMENTO DELLA CORTECCIA È STRETTAMENTE COLLEGATA ALLA PERDITA NEURONALE: DIVENTA DIFFICILE FISSARE IL RICORDO. RAGAZZI TESTATI MANIFESTANO PERDITA DI MEMORIA E DI ATTENZIONE E, SE NON ORA, SI PRESUME VADANO INCONTRO A PSICOPATOLOGIE SOCIALI. IL SUO PARERE?

A.M.: Era già iniziato con l’isolamento sociale, adesso con educazione distanziata e il DAD mi sembra sia portato alle estreme conseguenze. Questa situazione rende autistici, depressi, bipolari, con disturbi di personalità. Ne vedremo di tutti i colori o di un colore solo, il grigio, se preferisce…

C.M.: QUALE SIMBOLO HA INFLUENZATO MAGGIORMENTE LA SUA VITA?

A.M.: Quello della croce, cioè il fatto che c’è anche un tempo in cui trionfa il Demonio: non è detto che sia per sempre, ma per il momento è così. C’è un braccio orizzontale e un braccio verticale: uno che ci unisce al cielo e l’altro che ci unisce agli altri uomini e alla terra.

C.M.: VIA DELL’IMMANENZA E DELLA TRASCENDENZA… IL PUNTO DI INCONTRO SI TROVA NEL CUORE: LA SUA VISIONE NON TROVA CONFORTO IN UN SAPERE PIÙ ALTO? NON C’È POSSIBILITÀ DI SALVAZIONE?

A.M.: La possibilità di salvazione passa attraverso la capacità di far vivere quella grande dimensione del Cristo cosmico che vive dentro di noi. Dio si è fatto uomo nell’incarnazione di Gesù di Nazareth, detto Cristo, perché l’uomo potesse scoprire la sua vera vocazione che è divina. I padri greci lo chiamano Theosis, divinizzazione dell’uomo. Se noi perdiamo il nostro rapporto con la natura divina, perdiamo la forza della creazione che ci ha fatti a immagine e somiglianza di Dio. Questa benedizione originaria, di essere figli di Dio, dà alla primogenitura Gesù un senso ancora più forte attraverso la croce, ma soprattutto attraverso la resurrezione.

C.M.: LE PAROLE DI MONSIGNOR VIGANO CHE IMPRESSIONI LE HANNO FATTO?

A.M.: Le sottoscrivo dalla prima all’ultima. Mi stupisco che lo facciano ancora parlare.

C.M.: GIÀ, COME MAI NON L’HANNO IMBAVAGLIATO?

A.M.: Credo che l’abbiano già fatto abbondantemente. Parla da un luogo sconosciuto di un paese ancora abbastanza libero come gli Stati Uniti, che ha una dialettica interna vivace. In Italia non avrebbe avuto modo di esprimere le proprie opinioni in modo così netto.

C.M.: DEI SETTE VIZI CAPITALI QUALE GIUDICA NON SIA UN PECCATO E QUALE IL PIÙ ESECRABILE?

A.M.: Il più esecrabile è l’orgoglio perché da questo derivano gli altri. Quando l’uomo pensa di essersi fatto Dio, ha toccato il suo abisso più terribile. Due sono le espressioni dell’orgoglioso: nella vanagloria, cioè nella manifestazione esibizionistica; oppure nell’orgoglio vero e proprio, quando pensa di potersi sostituire a Dio: la tentazione di Lucifero. Non giudico un peccato l’ira, perché di fronte a infinite e immense ingiustizie, a tanta stupidità non riesco a non adirarmi. Faccio fatica a rimanere maestro di pace.

C.M.: UNO SGUARDO VERSO IL FUTURO

A.M.: Purtroppo dovendo lavorare per vivere e non vivendo di rendita o di prebende sono costretto a tacere.

L’intervista è stata pubblicata il 4 aprile 2021 Civico20News:

https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=40964&fbclid=IwAR3NB–VFr1fhqAHU_OvBrb1_J-DO6HpenMNZcLxprKOhLd7QIqhkLb8ShI