LA SACRA SINDONE al tempo di Internet

Goffredo di Charny, valoroso cavaliere e scrittore trecentesco, fu il primo proprietario della Sacra Sindone, portata in Francia da Gerusalemme dove era stata acquistata. Dopo aver fatto costruire la chiesa a Lirey, vi fece custodire il Telo dai canonici, affermando essere il Lino nel quale era stato avvolto il corpo del Cristo dopo la crocefissione, senza però precisare come ne era venuto in possesso.
Era il 1353 e da allora molte volte la Sacra Sindone è stata esposta: la prima notizia di cui si ha riferimento è quella dell’ostensione avvenuta nel 1389 che causò una infuocata diatriba tra il vescovo di Troyes e la famiglia di Goffredo di Charnay: questioni finanziarie in quanto i pellegrini erano attratti a Lirey facendo offerte e donazioni, presumibilmente tolte alle casse del vescovo; inoltre proprio in quella occasione venne messa in dubbio l’autenticità del telo in quanto nessuna testimonianza di tale reliquia risultava nei Vangeli.
Christopher Knight e Robert Lomas nel loro libro “Il secondo Messia” hanno persino ipotizzato che il lino avesse contenuto il corpo di Jacques de Molay imprigionato nonché torturato per ordine di Filippo il Bello – re di Francia e in accordo con il Papa Clemente V – deciso a impadronirsi del cospicuo tesoro dei Templari.
A noi la Sacra Sindone è giunta – dopo varie traversie e questioni legali – in quanto ceduta al duca Luigi di Savoia direttamente dalle mani della proprietaria Margherita di Charny, figlia di Goffredo II. La contessa fu in seguito scomunicata dal papa a causa della sua determinazione nel non aver voluto consegnare alla chiesa la reliquia.
Al di là della sua autenticità o meno, la Sacra Sindone è il simbolo della cristianità, della sofferenza di un uomo, sicuramente crocefisso e seviziato per un credo per nulla gradito ai suoi persecutori, il cui motivo scatenante è stato però sempre il potere e di conseguenza il denaro.
Nel Novecento le ostensioni si sono succedute ben otto volte: questa, organizzata in occasione della Pasqua 2020, sarebbe la nona e potrebbe veramente essere un rituale di grande risultato nella situazione terribile in cui ci troviamo.
Sapere che la reliquia viene esposta nel Duomo, anche se non in presenza dei pellegrini, potrebbe riunire le invocazioni dei devoti in una unica preghiera affinché la pandemia cessi di mietere vittime: oggi avrebbe un significato davvero profondo di fratellanza e di comune impegno per un futuro di maggiore consapevolezza.
Non siamo stati capaci di tutelare la nostra salute: che si tratti di un virus sfuggito dal laboratorio; di una infezione da penetrazione nell’organismo di microrganismi patogeni assorbiti in mercati di animali esotici raccapriccianti; di frequenze nocive del 5G e di altre mille spiegazioni, più o meno deliranti, poco importa.
La realtà è che dobbiamo imparare a non credere di essere onnipotenti, impregnati come siamo di quella arroganza tanto ben descritta nel “Paradiso perduto” di John Milton.

Così l’atto di fede e di possibile meditazione in presenza – seppur attraverso gli schermi – dell’impronta di un corpo martoriato, può renderci sensibilizzati al dolore del passaggio tra a vita e la morte in un momento in cui davvero sfioriamo ogni giorno la nera signora fornita di falce.
L’ostensione della Sacra Sindone è sempre stata legata a eventi particolari:
nel Novecento la prima è avvenuta dal 3 al 24 maggio 1931, in occasione del matrimonio tra il principe Umberto di Savoia e la principessa Maria José del Belgio; mentre per celebrare l’Anno Santo straordinario dal 24 settembre al 15 ottobre del 1933;
dal 16 al 18 giugno 1969 a Palazzo Reale, nella cappella del Crocefisso, affinché una commissione di studio potesse effettuare una ricognizione sul Telo durante la quale furono fatte le prime foto a colori;
il 23 novembre 1973, nel Salone degli Svizzeri di Palazzo Reale, venne esposta in verticale e ripresa in diretta televisiva per la prima volta;
dal 26 agosto all’8 ottobre 1978 in occasione del quarto centenario del trasferimento da Chambéry a Torino rimase mostrata al pubblico sopra l’altar maggiore del Duomo in orizzontale;
dal 18 aprile al 14 giugno 1998 la Sindone fu esposta per celebrare i cinque secoli del Duomo di Torino e i 1500 anni del «Concilio di Torino».

I pellegrini giunti da ovunque furono due milioni e 400 mila. Per la prima volta l’ostensione nell’era Internet. Grazie a una telecamera all’interno del Duomo, fu possibile il 24 maggio, seguire anche la visita del Papa Giovanni PaoloII;

dal 12 agosto al 22 ottobre 2000, l’ostensione, organizzata in occasione del Giubileo, ebbe il motto scelto dal Custode Severino Poletto: «Il tuo volto Signore io cerco»; dal 10 aprile al 23 maggio 2010 hanno varcato la soglia del Duomo due milioni e mezzo di pellegrini tra i quali anche il Papa Benedetto XVI. Il motto è stato «Passio Christi, passio hominis».
Durante l’ostensione del 2010 i malati passati di fronte al Telo furono oltre 40 mila.

Ora l’esperienza si ripete, donandoci così un pellegrinaggio virtuale per alleviare il dolore di quanti vivono nel corpo e nell’anima la passione di Cristo sofferente proprio nei giorni dedicati alla morte e resurrezione di Nostro Signore.

Chicca Morone, 4 Aprile 2020

Illustrazione: Chiara Rota

Intervista a Giancarlo Guerreri

Abbiamo intervistato Giancarlo Guerreri, personaggio di spicco in una Torino sabauda e troppo spesso poco propensa a mettere in mostra i propri “doni”.
Vincitore del premio “Milano International” con il suo romanzo storico ed esoterico “La commedia segreta” ne vedrà a breve la pubblicazione con Pegasus Edizioni.
Questa intervista è anticipo alla recensione che verrà fatta all’uscita in libreria del volume, probabilmente a maggio.

La laurea in biologia e il primo impatto con il mondo del lavoro al giardino zoologico: più facile dialogare con gli umani o con gli animali?

Sono entrato nel mondo del lavoro alla fine degli anni Settanta, grazie alla mia passione per gli animali. Ho scelto di lavorare con pesci e rettili, noti per il loro adorabile silenzio. Le maggiori soddisfazioni le ho ricevute dagli Anemoni di mare… ottimi ascoltatori, discreti e riservati. Non le nascondo che alcuni commenti espressi dal distratto pubblico dei visitatori, riuscivano a riservare divertentissime sorprese.
Purtroppo qualcuno molto “in alto” decise di far chiudere i cancelli, smantellando fisicamente le strutture contenitive, trasferendo gli animali in altri giardini zoologici, o vendendoli direttamente ai circhi equestri… una soluzione “all’italiana” che come il noto divorzio presentava delle note di ipocrisia difficilmente equiparabili…
In ogni caso ricordo quella prima esperienza lavorativa con gran senso di rimpianto e profonda tenerezza.

L’affiliazione alla massoneria è stata una tradizione familiare o una sua esigenza interiore?

Sono stato ammesso alla massoneria grazie a un caro amico che conosceva i miei interessi per il mondo della metafisica. Sono entrato con la speranza di essere subito indottrinato agli approfondimenti legati alla metafisica, per poi scoprire che tali argomenti vengono, giustamente, affrontati solo negli Alti Gradi del Rito Scozzese. La massoneria è una straordinaria palestra che raccoglie moltissime persone per bene che cercano sinceramente di migliorare la propria conoscenza del mondo e sono disposte a modificare la propria percezione delle cose, lavorando alacremente su loro stesse.
La vera priorità per un massone è quella di raggiungere un buon grado di conoscenza del proprio Essere, di ragionare senza il vincolo dei dogmi religiosi e di imparare a pensare con la propria testa. Essere liberi e di buoni costumi, questo viene richiesto ad un profano che bussi alla porta del Tempio.

Perché secondo lei alla massoneria vengono mosse critiche suffragate per altro da episodi di personaggi ambigui?

Alcune persone si permettono di esprimere giudizi negativi, privi di alcun fondamento, diffondendo l’idea che la massoneria sia una accozzaglia di brutte persone… il web è ricco di tristi esempi.
Ovviamente se ci vogliamo riferire ad esempi molto discussi, come l’inchiesta sulla P2, dovremo fare la dovuta chiarezza e analizzarne i dettagli con grande lucidità e onestà intellettuale.
Chi parla male della massoneria lo fa essenzialmente per due motivi: ne parla male perché non la conosce direttamente e si limita a raccogliere tutte le cretinate che vengono pubblicate da gentaglia che chiacchiera e scrive senza conoscere i fatti. Oppure ne parla male per lo stesso motivo che spinse la nota volpe a denigrare l’uva, non potendola raggiungere… Spesso talune persone vengono rifiutate: ne ho scartate personalmente alcune, in certi casi perché dichiaratamente atee, in altri perché sprovviste dei requisiti necessari.
Una piccola ma doverosa precisazione: massoneria non è un termine protetto da alcuna legge dello Stato, per tanto chiunque decida di farlo potrà rivolgersi ad un notaio per fondare una nuova obbedienza, senza alcun vincolo di legge. In Italia esistono tre Obbedienze che hanno ricevuto dei riconoscimenti da Istituzioni iniziatiche di altre Nazioni. La maggioranza delle rimanenti, il cui numero imprecisato supera il centinaio, non ha alcuna struttura e nessun titolo di riconoscimento.
Noi, come Gran Loggia d’Italia degli ALAM, abbiamo da tempo richiesto una certificazione ufficiale che possa fare chiarezza su questo mondo inflazionato da piccole obbedienze prive di valore.

I suoi scritti vengono ambientati nel Medioevo: vagheggia cavalieri, dame, tornei perché si sente ancora presente in quell’epoca o perché vuole dare insegnamenti, racchiusi proprio in quel periodo, a chi è in grado di percepirli?

Il Medioevo è stato un periodo straordinario, oscurato principalmente dal potere di una Chiesa che stava prendendo sempre maggior spazio, soprattutto in ambito temporale.
Il Medioevo, come qualsiasi altra epoca, è stato uno degli scenari che hanno visto come protagonisti noi stessi indossare corpi e panni diversi; quindi moltissimi di noi potranno ritrovare se stessi attraverso quei medesimi racconti che molti scrittori hanno voluto illustrare.
Con la forza dell’immaginazione e con altre tecniche specifiche, è possibile entrare nella propria mente per trovare delle risposte alle domande che riguardano la conoscenza di noi stessi.
Ho rivissuto alcune esperienze molto coinvolgenti che mi hanno profondamente cambiato. Ho rivissuto antiche situazioni proiettandomi nelle dimensioni mentali, “ricordando e rivivendo” momenti di grande coinvolgimento.
Ora, in questa fase conclusiva della vita, dedicata alla ricapitolazione e all’analisi di quelle antiche memorie, posso dire di aver imparato alcune cose e di aver trovato nella “scrittura”, sia in forma di prosa sia di poesia, una chiave per condividere con gli altri le mie esperienze.
Scrivo romanzi, raramente saggi, perché questa forma letteraria mi consente maggiore libertà e mi permette di descrivere quello che l’immaginazione vede e ode.
Il concetto di tempo, inteso come sequenza di eventi, appartenendo alla dimensione duale e mentale, non ha valore assoluto. È quindi possibile forzarne i limiti e rivivere momenti proiettati sia nel passato sia nel futuro.

Nella biblioteca virtuale dovesse scegliere gli autori tra cui posizionarsi, quali privilegerebbe e perché?

In una biblioteca virtuale cercherei di ricavarmi un piccolo spazio tra i poeti rinascimentali, perché ritengo che quel tipo di espressione letteraria mi appartenga più di qualsiasi altra. Mi diletto a scrivere in endecasillabi, riprendendo lo schema delle terzine incatenate, in stile dantesco.
Scrivere in uno stile che non è più di moda potrà far sorridere qualcuno, ma potrebbe anche essere considerata una proposta post moderna di poesia in stile arcaico, rivisitata e resa più attuale.
Sono anche affascinato dal simbolismo ermetico, dalle interpretazioni anagogiche dei testi e dalle esegesi alternative dei libri sacri.
Utilizzando la forma del romanzo esoterico, per trattare argomenti diversamente canonici, potrei veder realizzata anche l’ambizione di trovare qualche mio scritto tra i lavori degli occultisti cabalisti.
Non mi spiacerebbe neppure vedere qualche mio libro nello scaffale degli scienziati, o meglio dei filosofi della Scienza: adoro figure come Charles Darwin, Ernst Haeckel e Alfred Wallace. Si tratta, come sappiamo, di personaggi che hanno prodotto teorie complesse, allargando le proprie speculazioni agli ambiti della filosofia.

Giordano Bruno e Dante Alighieri due “eretici” molto presenti nei suoi scritti: cosa avrebbe consigliato loro di non scrivere fosse stato coevo e in relazione con loro.

A Giordano Bruno non avrei suggerito nulla, ci mancherebbe altro; è diventato un autentico eroe che costituisce ancora oggi una spina nel fianco della Chiesa di Roma. La sua statua posta in Campo de Fiori, opera del massone Ettore Ferrari, guarda dal 1889 la Sede papale con occhi beffardi, in attesa che un pontefice si decida a chiedergli scusa.
Per quanto riguarda Dante mi potrei solo complimentare per come sia riuscito ad occultare degli autentici messaggi esoterici all’interno delle proprie opere. Probabilmente se ne scopriranno di nuovi, come le sue convinzioni sulla trasmigrazione delle anime, di matrice catara… cosette sicuramente nuove e divertenti che faranno inorridire i cattolici e gli accademici paludati… e riflettere qualche serio studioso.

Ricorda quale è stato il suo primo libro e come le è arrivato?

Certo, mi regalarono “Non è Terrestre” del famoso e compianto Peter Kolosimo. Uno strano saggio che parlava di extraterrestri, di paleo archeologia e di tanti argomenti legati al mistero a alla fantascienza. Vi erano scritte molte ingenuità, ma ebbe l’indiscusso valore di aprire gli occhi a un’intera generazione su ipotesi bizzarre ma non necessariamente folli.

Il peccato capitale che detesta e quello che secondo lei non è proprio un peccato.

Detesto l’accidia e l’ignavia, onestamente non so se siano peccati capitali, ma qualora non lo fossero ci metterei del mio per farli inserire nella categoria …
Sicuramente credo che la lussuria non sia un peccato, se manifestata consensualmente con il proprio partner. La ricerca del piacere è un bene da esercitare rispettando l’altro, i cui limiti dipendono da scelte di carattere personale. Il male viene sempre declinato da coloro che vivono situazioni personali dettate o influenzate da strutture morali dogmatiche, che si arrogano il potere di giudicare e di reprimere gli altri.
Il piacere, applicato agli ambiti generali, va vissuto in libertà, con l’intelligenza del cuore e la complicità del corpo, nei limiti imposti non solo dalle leggi morali che variano nel tempo, ma soprattutto da quelle naturali.
Naturalmente chi avrà la fortuna/saggezza di intraprendere una Via Iniziatica, adatterà i propri comportamenti ai fini della Via stessa, modificando le proprie abitudini e cercando di gestire con la volontà i propri istinti. Ovviamente per libera scelta, mai per costrizione alcuna.

Assunto nell’Olimpo, quale entità le viene incontro per assorbirla e renderla partecipe della propria divinità?

Questo non posso sapere, ovviamente, ma nella fortunatissima e folle ipotesi che ciò accadesse, vorrei poter incontrare un personaggio come Platone o Pitagora, che non appartengono al Pantheon dell’Olimpo, me che potrebbero insegnarmi come essere più saggio nelle prossime incarnazioni.
Il mito platonico di Er ci insegna che decidiamo il futuro delle nostre vite tra una esistenza e l’altra, scegliendo il progetto della prossima incarnazione in base a scelte di natura personale, affiancati da un daimon che ci aiuta a rispettarle, una volta nati. Quindi, a differenza di ciò che generalmente si pensa il cosiddetto libero arbitrio lo esercitiamo prima di nascere.
Credo che solamente inserendo nella nostra vecchia – e in parte obsoleta – cultura occidentale qualche “visione” di natura mistica o filosofica, per rendere più credibile il senso della Vita, potremo attuare quel salto quantico indispensabile alla nostra evoluzione interiore.
La moderna società dei consumi può essere paralizzata da una molecola di DNA rivestita di lipidi, conosciuta generalmente come virus: si tratta del noto granellino di sabbia che riesce a fermare il gigantesco ingranaggio ipertecnologico a prova di quasi tutto.
L’arroganza dell’uomo è proverbiale e vecchia come il mondo. Il delirio di onnipotenza ci ha portato a essere pari al demiurgo che ci ha creati, dimenticandoci che il demiurgo è solo una delle tante creazioni delle divinità e non la Divinità.
Apparire piuttosto che essere, desiderare piuttosto che volere, subire piuttosto che agire… e così via, sembra che l’uomo di oggi, incatenato da regole obsolete e da paradigmi superati, si dimeni come un pesce in un lago prosciugato, obbedendo a precetti deliranti privi di alcun senso.
Il grande Battiato parlava di centro di gravità permanente, ripercorrendo concetti declinati da tradizioni millenarie, validi ancora ai nostri giorni.
L’uomo di oggi ha la necessità di crescere spiritualmente e si stupisce di fronte a qualsiasi accidente che possa essere fuori dal proprio controllo.
Un noto detto rosacruciano afferma che “Qualunque cosa succeda è sempre la cosa migliore che possa accaderci”. Per accettare questo insolito paradigma bisogna essere umili e consapevoli del fatto che siamo piccoli e in balia di accidenti tanto piccoli da essere assolutamente invisibili a occhio nudo. Significa anche che esiste Qualcosa/Qualcuno di infinitamente grande come l’Amore, in grado di Movere il Sole e l’altre Stelle.

Se dovesse rivolgere una preghiera, cosa chiederebbe?

Una preghiera? Bellissima domanda… Direi semplicemente “Sia fatta la Tua Volontà e non dare retta a quello che desidero… io”.

Note biografiche
Nato a Torino nel 1954, si è laureato in Scienze Biologiche presso l’Ateneo di Torino. Ha svolto attività di quadro presso importanti case farmaceutiche impegnate nella ricerca biotecnologica.
Da sempre interessato agli aspetti nascosti della cultura in generale ha pubblicato romanzi dai contenuti espressamente esoterici.
L’Ombra della Luna – la via del Tarocco (2007), Il Profumo di Kether (2010), (Il segreto di Welma Fox (2011), La Danza dei Tarocchi (2012), Il Cristallo dai mille Volti (2014) e Il mistero di Leonardo da Vinci (2019).
Nel 2020 ha vinto il Premio “Milano International” con un’opera inedita che è attualmente in fase di stampa: La Commedia Segreta.
Tra il 2005 e il 2017 ha realizzato tre commedie per il teatro: La Sfera di Cristallo, Lo scheletro nell’armadio e Il Testamento del Vascello Fantasma.
Da alcuni anni fa parte della dirigenza della Gran Loggia d’Italia degli A.L.A.M. Antichi Liberi Accettati Muratori, Obbedienza di Palazzo Vitelleschi, con il 33° Grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato e l’incarico di Gran Maestro Aggiunto della GLDI.
Nel 2014 ha partecipato, come attore e consulente, al film di Louis Nero Il Mistero di Dante, da cui ha tratto l’omonimo saggio presentato da Edizioni Giuseppe Laterza di Bari. Tra gli attori due premi Oscar, F. Murray Abraham, Taylor Hackford e il regista italiano Franco Zeffirelli.
Nel 2017 ha partecipato come co-sceneggiatore al film “The Broken Key” di Louis Nero: tra gli attori Rutger Hauer, Michael Madsen, Christopher Lambert, Geraldine Chaplin, William Baldwin, Franco Nero, Kabir Bedi e molti altri.
Attualmente svolge attività di divulgazione presso numerose Sedi Nazionali, sviluppando argomenti di carattere ermetico, storico, massonico e filosofico.

Intervista a cura di Chicca Morone, marzo 2020.

COME UN’ALA DI RONDINE: i versi di FABIA BALDI

COME UN’ALA DI RONDINE
di Fabia Baldi
Il Convivio Editore

Sin dai primi versi la panoramica del sostrato poetico che emerge da “Come un’ala di rondine” di Fabia Baldi non lascia dubbi: siamo nella terra del mito, anche se non esplicitato.
Il primato della notte sul giorno, del lunare, della simbologia femminile non ci deve però trarre in inganno: non siamo in presenza di un canto monocorde di una sirena che vuole portare tra le onde il suo principe.
Per quanto tutta la silloge sia impregnata di quel sentimento profondo e manifestamente femminile, l’equilibrio con le immagini maschili ci indica quanto sapiente sia la regia che si cela dietro a ogni poesia.
In Fabia Baldi convivono due (o forse anche più) poeti molto distinti: l’uno intellettuale, determinato nella scelta dei vocaboli, ricercato e inflessibile

Più ti penso meno ti amo
confusa la mente in sillogismi
dove sbattono in apnea
asfittiche urgenze del cuore.

l’altro poeta – il cantore dei sentimenti – irruente, passionale, sensuale e spericolato nel suo volere una totalità impossibile

Di te
sa il vento salso di scirocco
che scioglie in brividi
l’ansito delle tamerici.
Sa la distesa equorea
che apre le sue onde alla tua prua.

Io di te
so solo il mio cuore
trafitto dall’attesa.

Ma forse è dal titolo che è bene iniziare: la rondine, mitologicamente legata ad Afrodite, non può che suggerire dove pensiero e sentimento possono portare fondendosi in un’unica danza.
Il mito ci parla di Progne, tramutata in rondine dopo aver vendicato lo stupro dell’amata sorella (a sua volta diventata usignolo) da parte del marito Tereo (condannato ad essere upupa): matriarcato potente, ctonio e sacro, quello che Bachofen individua come età argentea, impregnata di luce saturnina e precedente al passaggio verso il patriarcato che affonda le sue radici nella figura di Oreste, l’eroe cantato da Eschilo.
È lì che si svolge la silloge di Fabia Baldi, in quell’alternanza di maschile e femminile dove a volte è il maschile che si nega al femminile e viceversa (lo sguardo di rimpianto/di fronte al mio rifiuto) che viene esorcizzato da (Ancora non sapevo/la dolcezza della resa) in quella alternanza di sentimenti reciproci che segnano l’evoluzione del legame in qualsiasi coppia (Poiché da ogni tuo respiro/passa la mia vita/non negarmi, amore, i tuoi pensieri)

Inoltre sono le dee dell’Olimpo ad affacciarsi costantemente tra un verso e l’altro.
A parte Afrodite, dominante e riconosciuta regina in ogni pagina, abbiamo diverse divinità in ogni poesia: ad esempio Adefagia, dea dell’ingordigia che convive con Artemide, la cacciatrice che ama la solitudine

Mangerò avidamente
i tuoi baci
ad uno ad uno
come chicchi d’uva.
Ne farò dentro di me
buon vino.

Ubriaca di solitudine.

E vogliamo dare il giusto tributo alla gelosia di Giunone?

Non è tanto la mancanza di te
che smorza il mio respiro,
quanto sento la mia vita ritirarsi
via via che volgi altrove
la carezza del tuo sguardo.

Non è però il sentimento di possesso che domina tra le pagine della silloge: è piuttosto il desiderio di testimoniare quel percorso amoroso nel quale ognuno di noi può riconoscersi perché la nostra evoluzione interiore passa attraverso la consapevolezza di quanto solo amando si possa giungere alla completezza. Non una completezza simbiotica con l’oggetto del desiderio, ma con quella parte di noi che specchiandosi nell’altro raggiunge lo stato di beatitudine nirvanico in cui la luce diventa più intensa, in cui l’avvicinarci al divino sembra meno lontano.
Non è forse il Cristo dio d’Amore che ci offre una via per raggiungere il Padre?

Concluderei con un canto che ha il sapore di ballata trobadorica medioevale a cui già spuntano le ali per fondersi in un dolcissimo stilnovo

Io non so chi sei.

Se sei fuoco
sarò ferro che fonde
alla tua passione.

Se sei acqua
sarò foglia che travolgi
nella tua corsa impetuosa.

Sarò creta
per le tue mani di scultore.

Tela per i tuoi colori

e foglio bianco
per le tue poesie.

Straniera a se stessa, Fabia Baldi sembra interpellare l’animus junghiano che abita dentro di lei portandola a viversi attraverso i cinque elementi senza illusioni o inganni; in una perfetta espressione della propria anima infuocata, libera e destinata a una conquistata totalità nel mondo reale.

Chicca Morone.

Ingranaggi della mente per prendere coscienza

Il desiderio di piacere, di essere accolti, di “far parte” si aggira nei meandri
nemmeno troppo nascosti della nostra personalità: ecco perché siamo spesso
preda del conformismo. Riuscire a domare questo impulso non è semplice, ma
con un po’ di esercizio si raggiunge la meta.
Per ricongiungerci con quella parte di noi stessi che invece è il fulcro, il nucleo
creativo attraverso cui sentirci “unici” senza più la paura del giudizio altrui il
nostro compito è affrontare quel demone interiore che ci fa sentire deboli,
facilmente manipolabili, circondati da nemici.
In questo cammino la consapevolezza di essere degni della stima,
dell’apprezzamento altrui passa attraverso la presa di coscienza che solo chi ha
stima di se stesso, apprezza il proprio lavoro e il proprio modo di essere, può
esserne degno.
Il problema è che siamo tempestati da immagini esterne il cui scopo è darci
l’illusione di poter essere felici con l’acquisto di una nuova auto, una vacanza ai
Caraibi, una multiproprietà in modo da incontrare altri fruitori di tali succedanei
alla vera realizzazione di quel sogno con cui siamo venuti sulla terra.
Più ascoltiamo il canto delle sirene e più creiamo l’allontanamento tra le due
istanze: l’io reale e l’io ideale, senza accorgerci, piano piano e convinti che l’erba
del vicino sia sempre più verde.
Mille volte le persone che incontriamo ci sembrano realizzate, soddisfatte della
loro vita e probabilmente anche noi diamo questa impressione mostrando la
maschera che abbiamo costruito durante tutta la nostra esistenza.
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La ricerca della propria vera essenza dà modo di non entrare in competizione con chi ci circonda; ci libera dai condizionamenti e soprattutto ci chiarisce che ciò che vediamo di negativo nell’interlocutore altro non è se non una parte di noi stessi che chiede il diritto di cittadinanza, anche se non la giudichiamo la nostra parte migliore. Incontriamo chi, nel bene e nel male, ha un messaggio per farci conoscere meglio ponendosi come specchio.
Nel momento in cui prendiamo le distanze dalla tempesta di in-put che ci spiega cosa non siamo, in cui incominciamo a non giudicarci, ci sarà meno terreno fertile su cui il negativo potrà proliferare; così anche il giudizio verso gli altri si acquieterà e di conseguenza chi ci circonda proverà meno bisogno di rivolgerci attenzioni critiche.
A volte è proprio la debolezza a essere la nostra forza e viceversa: nel conoscersi profondamente la forza della debolezza e la debolezza della forza possono diventare un’unica direttiva con limiti ben definiti. Ampliare i lati migliori del nostro essere e lasciare che le nostre manchevolezze non ci spingano alla competizione con gli altri – diversi da noi ma non per questo migliori o peggiori – è ciò che predispone ognuno di noi a una vita serena ed equilibrata.
Il “Conosci te stesso” se da una parte suggerisce di non varcare i limiti umani, evitando la tracotanza di cercare di essere simile agli dei, dall’altra suggerisce che risiede nell’interiorità la chiave di realizzazione: il buddismo, l’orfismo, lo stoicismo e anche Sant’Agostino (“È nel profondo che risiede la verità”) hanno un’unica via per la realizzazione dell’individuo; che si chiami illuminazione, estasi o ricongiungimento con la propria essenza divina poco importa perché sono un’unica realtà, quella a cui dobbiamo tendere per concludere il nostro attuale viaggio sulla terra.

Chicca Morone

(Articolo pubblicato su: http://www.laportadivetro.org/ingranaggi-della-mente-per-prendere-coscienza/?fbclid=IwAR0j96RNBo40ShMVMTXnWhYOYWZli1ShbXRtVIRLtq9VDNevmHDNZxDUz5g)

Homo homini lupus

La scienza contemporanea ha dimostrato che quello che è sempre stato considerato lo spazio vuoto dell’universo non esiste e che questo in realtà è formato da una ragnatela di filamenti energetici che permea e collega tutto.

Così è stata scoperta l’interazione delle radici degli alberi; è stata spiegata la telepatia degli elefanti che comunicano a distanza di sessanta chilometri; è stata codificata la facoltà di trasmettere geneticamente il ricordo di particolari odori associati a sensazioni di pericolo tra i topi… tutto è connesso e soprattutto è chiaro quanto noi siamo immersi in un magma di filamenti, una ragnatela di collegamento universale che oggi può essere definito ologramma quantico, campo universale e – per alcuni – matrice divina, mente di Dio.

Ecco perché informazioni come quelle che in questi giorni ci sono date sul coronavirus sono delle vere e proprie bombe sganciate su una popolazione inerme: le persone con le problematiche più gravi appartengono a quelle categorie già a rischio per qualsiasi tipo di influenza.

“Le emozioni umane producono effetti che sfidano le leggi della fisica convenzionale”.

È necessario accettare il concetto che ciò a cui crediamo si basi sui sentimenti e sulle emozioni che sentiamo in noi, che reputiamo verità: in base a questo non siamo neutri e la nostra verità può differire da quella di chi ci sta vicino esattamente nello stesso momento.

A ogni nostro percepire la realtà circostante, quindi, esiste una reazione che ci fa emettere vibrazioni, le quali ovviamente dialogano con il campo magnetico in cui siamo immersi.

È così che nel suonare le crystal bowls (strumenti musicali usati anche nelle terapie vibrazionali per influenzare il dialogo tra le cellule del nostro corpo) è possibile creare uno spazio armonico nel quale interagiscono i corpi sottili delle persone.

Le frequenze derivate dalla percussione di queste ciotole di cristallo di silicio pressato entrano in vibrazione con le emozioni, le percezioni nonché i sentimenti di chi si è avvicinato al processo esperienziale e vi è immerso: viene così creata una nuova formula energetica nell’ambiente, meno influenzata dalle dinamiche negative presenti in ognuno di noi e più legate a un’armonia creata dalla musicalità degli strumenti.

Per ognuno di noi sarebbe importante mantenere in armonia un certo dialogo equilibrato e radicato nel profondo tra cuore e mente. Nel saper mantenere questo stato ottimale, la nostra condizione – principalmente inconscia – produce in noi un’alchimia atta a generare delle onde in grado di interagire perfettamente con l’ambiente circostante e di trasmettere armonia. Con la volontà di esercitarci per raggiungere questo stato, possiamo riconoscere il fluire delle nostre emozioni che dall’emisfero destro del cervello si propagano ovunque.

Possiamo così tenere lontano informazioni allarmistiche ed entrare in empatia con la matrice che crea tutta la realtà non concepibile dalla nostra mente, mente limitata dal legame con la materia cerebrale, ma possiamo diventare così parte integrante di una creatività infinita.

Non so quali siano i motivi per cui avvengono questi episodi atti a innescare nell’individuo paura e senso di impotenza: nel passato le guerre generavano analoghi sentimenti nell’individuo mentre oggi le zone in cui le persone vengono uccise sono ben determinate e non coinvolgono il nostro Paese.

Certo è che incertezza e ansia sono due forze inducono a rivolgersi all’esterno per avere rassicurazioni e direttive: è come se Eris, la dea della discordia, Acli dea dei veleni e della tristezza si fossero date appuntamento sulla terra per esprimere il meglio di loro stesse e insegnarci a rivolgerci nell’interiorità.
Chicca Morone.

(Articolo pubblicato su Pannunzio Magazine, http://www.pannunziomagazine.it/homo-homini-lupus-di-chicca-morone/?fbclid=IwAR0QNYLDEUS9HRJ8nmuApohTaWuiMIHLLVAcTGiOVE0bujNtguN25Hl6UeM

VENEZIA XENITHEA

Storie di donne straniere a Venezia

Edizione dell’Autrice, n.87, set.-ott.2019

“Venezia Xenithea”, da xenia, straniera, ospite, e thea, dea. Bisogna essere un po’ divine per farsi ascoltare attraverso i secoli.

La raccolta narra storie di donne per molti versi straniere a Venezia, alla ricerca del loro desiderio profondo.

Sullo sfondo di tante Venezie, dall’undicesimo secolo ad oggi, Venezia Xenithea narra Teodora ultima principessa bizantina, Hao Dong sposa cinese di Marco Polo, Cristine de Pizan autrice de La città delle dame, Caterina Cornaro regina di Cipro, la poeta Gaspara Stampa, l’amor cortese di Ginevra Serego Alighieri, la libertà di Bianca Cappello, il Merito di Moderata Fonte, la conoscenza di Sara Copio Sullman, il femminicidio di Desdemona, i saperi di Elena Cassandra Arcangela Tarabotti teologa, Elena Cornaro Piscopia prima laureata, Giulia Lama pittrice, Elisabetta Caminer Turra prima direttrice di giornale, la libertà di George Sand, il sacrificio di Anita Garibaldi, la passione di Constance Fenimore Woolson, l’arte di Eleonora Duse e l’amor per l’arte di Peggy Guggenheim.

Alla loro stranierità e al loro desiderio si collegano le autrici: Antonella Barina, curatrice della raccolta, Eva Bravin, Devana, Lucia Guidorizzi, Chicca Morone, Carol Schultheiss, Maristella Tagliaferro, Lecia Papadopoulos, Daniela Zamburlin, Sara Zanghì.

PITIGRILLI, UN AFORISTA IN OMBRA

a cura di Anna Antolisei

 

 

Avete mai conosciuto un aforista? Bene, dalla A alla Z corrisponde a tutti i difetti (che diventano pregi se usati con parsimonia) definiti nella lingua italiana.
A come arrogante; B come battagliero; C come caustico; D come didascalico; E come elitario; F come feroce; G come guardingo; ACCA come accanito; I come… beh, per la I è bene soffermarsi in quanto alla I per l’aforista non si può che pronunciare l’aggettivo “intelligente”.
Perché senza quella scintilla di Q.I. le parole che si rincorrono in una frase non hanno niente a che vedere con l’aforisma, con buona pace di chi è convinto di profondere perle di saggezza, del tutto banali.
Così, condannata alla lettura di “Pitigrilli, un aforista in ombra” ho dovuto arrendermi: alla naturale avversione per l’autore di cui conoscevo superficialmente alcuni scritti e di cui avevo ben chiara la sua diatriba con Amalia Guglielminetti, nonché il suo maschilismo crudele, sono stata costretta a lasciare posto a una diversa opinione.
“In ombra” troneggia nel titolo: aggiungerei “esteriore” perché l’impressione generale è che la luminosità/chiarezza interiore – da sempre motivo conduttore del suo essere – siano rimaste in certi spazi dell’inconscio collettivo, tanto da essere citate e riprese da intellettuali del calibro di Eco ecc.
Certo, fosse stato un po’ meno arrogante, battagliero, critico ecc. avrebbe trovato nemici meno potenti e insidiosi: però non è quello che ha sempre desiderato in modo quasi ossessivo? Forse anche troppo.
Fustigare la mediocrità, portare alla luce le meschinerie altrui, gettare ombra sulla radiosità di personaggi fatui… deve essere stato un divertimento assicurato, un sentirsi al di sopra di tutti, in una per lo meno vana speranza di farsi riconoscere “illuminato” cioè “unto”, benedetto da quella Entità che lo ha reso così dotato dalla nascita.
Deve avere preso troppo alla lettera “e Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza”!
E se Prometeo ha portato il fuoco sulla terra suscitando l’ira di Zeus, Pitigrilli ha certamente ustionato l’ego di molte, troppe persone ottenendo per castigo il silenzio, situazione che deve avergli “roso il fegato” parecchio, in un primo tempo!
Poi il passaggio attraverso l’esoterismo per giungere a un cattolicesimo vissuto profondamente gli ha forse concesso il distacco dall’esigenza di dover apparire, lasciandogli tempo e spazio per una vita interiore meno caotica.
Adesso veniamo alla curatrice di questo volume: Anna Antolisei.
Quando nel 2008 mi ha proposto di usare Il Mondo delle Idee come contenitore del Premio “Torino in sintesi” ho aderito con entusiasmo: mi sembrava una “idea” decisamente vincente e i miei 10 aforismi scritti in tempi non sospetti mi davano il consenso per far parte del comitato promotore.
In questi anni Anna ha dedicato all’argomento molto tempo (e non aggiungiamo denaro per una questione di eleganza) lavorando sugli scritti altrui e in parallelo scrivendo romanzi gialli di notevole successo, nonché dirigendo la rivista letteraria on-line “il Giornalaccio” ecc. ecc.
Il perché di questa svolta letteraria è ciò che più mi ha affascinato: l’impegno nel portare luce dove il grigiore della critica contemporanea ha messo al bando testi degni di tutto rispetto è una connotazione tipica dell’autrice.
La sua militanza contro la censura e la componente battagliera a favore delle minoranze risale a decenni e non si è certo affievolita con il passare degli anni.
Perché Pitigrilli?
Perché Pitigrilli è il caso tipico di una persona che pur essendo vissuto gran parte della vita nel culto di se stesso risulta impregnato di quella autoironia che lo ha reso affascinante per chi conosce il valore della libertà di pensiero; esecrabile per chi non accetta la critica e nello specchio non è capace di vedere i propri limiti.
Musica angelica alle orecchie dell’Antolisei…
Se le antipatie di chi detiene il potere in qualsiasi campo (e che di fronte all’altrui genialità multiforme ha provato quel “tenero sentimento” che è l’invidia) non sono state una possibile matrice per un riconoscimento pari alla consistenza della sua opera omnia, ci ha pensato lei: giustizia doveva essere fatta e, come le sue matrici familiari attestano, esiste un codice d’onore, non solo quello penale!
Così ci ha consegnato un testo attraverso il quale noi stessi possiamo provare una varietà di sentimenti non comuni: dall’irritazione in presenza di certe asserzioni sul femminile, al puro divertimento in presenza delle esternazioni sui potenti dell’epoca.
Sono aforismi ovviamente senza età: possiamo applicare al quotidiano ogni pagina di questo testo, dove il senso del ridicolo ne è il motivo conduttore e dove gli stimoli per un’autocritica sono ordinatamente disposti dalla curatrice, ricordandoci che ciò che resta di ognuno di noi non è per tutti un unicum.
Sulla copertina Anna ha voluto troneggiasse una foto del nostro eroe con un cane in braccio: animalista ante litteram come si conviene a una persona evoluta che conosce l’importanza del rispetto per la Natura e per i suoi figli indifesi.
Segue un graffiante scritto autografo “Non datemi consigli. So sbagliare da me”: troppo poche parole per definire grafologicamente il carattere, ma sufficienti per nutrire qualche perplessità sulla profondità della sua ars amatoria.
Infatti non era forse Casanova famoso per la rapidità con cui cambiava partner in un esasperante (per le vittime) gioco di specchi?
E non fu Narciso che “Innamorossi dell’ombra sua” e trovò la morte volendo congiungersi alla sua immagine riflessa nello stagno?
Il silenzio ha avvolto il personaggio mentre era in vita, mentre la sua opera ha continuato a vivere pur nell’ombra: con i tempi necessari e lo “zampino” della Antolisei è riemersa questa raccolta di aforismi brillando di luce propria senza la possibilità di essere dimenticata o minimizzata.

Chicca Morone

BOOMERANG | Tomaso Kémeny

Venerdì 16 marzo 2018 Chicca Morone e Sandro Gros-Pietro, presentano la nuova raccolta poetica di Tomaso Kémeny, Boomerang.

Editore: Edizioni del Verri

Anno: 2017

Pagine: 68 p., Brossura

Centro Congressi Unione Industriale di Torino – Via Vela 17

Sala Piramide

 

E’–vento di poesia

POETI MITOMODERNISTI PER UNA RINASCITA DELL’OCCIDENTE
Sabato 18 maggio 2013
Villa Shelley – San Terenzio – La Spezia

Organizzazione e direzione artistica: Massimo Maggiari e Angelo Tonelli
Saluto di Marco Caluri sindaco di Lerici
Reading degli studenti del corso di poesia del College of Charleston
Interventi musicali: Antiqua Lunae – Antonella Tronfi (soprano)
Installazioni: Giuliano Diofili, Elisa Corsini
Ospiti: Luca Mangiante (Chef Osteria Lucchin) – Antonio Attini (Fotografo) – Flaminio Di Biagi e Grazia Sotis (Loyola University Chicago)
Performance fotografica di Andrea Gravano
Concerto per arpa celtica: Vincenzo Zitello

20 poeti di fama internazionale provenienti da tutta Italia hanno occupato simbolicamente Villa Shelley in nome dell’anima, con l’intento di scavalcare il reale in nome della libertà, liberi da ogni condizionamento culturale, religioso, politico in una cornice altamente poetica, quella del Golfo,  sulle orme dei poeti e degli artisti che vi soggiornarono e ne decantarono al mondo le bellezze.

“La menzione “Golfo dei Poeti”, coniata il 30 agosto del 1910 da Sem Benelli – affermano il sindaco Marco Caluri e l’assessore alla cultura Olga Tartarini – ha fatto la fortuna del nostro Golfo. Con questo nome le nostre località sono conosciute e apprezzate in tutto il mondo. Non a caso, molti furono gli artisti e i poeti che soggiornarono nei nostri luoghi, come Lord Byron, David Herbert Lawrence e appunto Percy Shelley, che con la moglie Mary scelse di abitare a San Terenzo dove rimase fino alla morte, nel corso di un naufragio avvenuto proprio nelle acque del mare da lui tanto amato. Ecco quindi che nel nostro territorio la poesia ha radici profonde e l’appuntamento di oggi, rappresenta un’occasione speciale per ricordarlo”.

Alle ore 17.00 dalla terrazza di Villa Shelley, i poeti hanno partecipato a un gesto rituale in onore di Shelley e della poesia romantica, e liberando mongolfiere poetiche con messaggi di rigenerazione per l’Occidente.

Un omaggio alla poesia, in un intreccio fra cultura romantica e linguaggi legati alla contemporaneità, è stato portato da Giuseppe Conte, Tomaso Kemeny, Mario Baudino, Isabella Vincentini, Gabriella Galzio, Francesco Macciò, Chicca Morone, Massimo Morasso, Giulio Viano, Isabella Tedesco Vergano, Silvia Venuti, Paola Pennecchi, Luisa Papa, Lucetta Frisa, Adele Desideri, Marco Ercolani, Beppe Mariano, Lamberto Garzia, Angelo Tonelli e Massimo Maggiari.

Subito dopo, nel parco della villa, i poeti si sono radunati per una lettura collettiva dell’Ode al vento d’Occidente di Shelley e per un reading individuale sui temi del mito, della bellezza, e della rigenerazione etica e spirituale.

Nell’esibizione, i poeti sono stati accompagnati dal concerto in tre atti di Vincenzo Zitello, il più grande interprete vivente di arpa celtica.
Il tutto è stato completato con la performance fotografica di Andrea Gravano, gli interventi musicali del gruppo Antiqua Lunae, con Alessandro Cucurnia, Nicola Caleo, Daniele Dubbini, il soprano Antonella Tronfi e le installazioni di Giuliano Diofili, Elisa Corsini e Anna Ferrari.
Fra gli ospiti della serata, i critici letterari Flaminio Di Biagi, Grazia Sotis della Loyola University, lo chef Luca Mangiante, Ugo Gervasoni, anglista; Antonio Attini, fotografo e Anne Lowdes, english reader.

Visualizza la raccolta poetica realizzata in occasione dell’evento:

E-vento di poesia